Il magazine della cooperativa sociale Proges

“Educare i bambini con un pensiero rispetto alla società che li accoglie”: l’esperienza Proges all’Università di Bologna

“Dall’interno all’intorno”, in una analisi del modo in cui le attuali condizioni di vita producono una prospettiva possibile o generano panico, intervenendo di conseguenza nelle scelte private e pubbliche delle persone. E tutto questo in relazione ai rapporti tra famiglia e bambini, ma anche tra i bambini e bambine con il contesto esterno. Perché la consapevolezza è quella che “crescere in un preciso contesto ne influenza fortemente la direzione”.

Queste le riflessioni affrontate da Carlotta Carpana, Mariangela Lagrutta, Caterina Bacchi, Simona Agazzi, Daniela Ghiglione e Michela Turni durante l’intervento che ha portato in aula le esperienze dei servizi per l’infanzia della cooperativa Proges, raccontate agli studenti del corso di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, tenuto dalla prof.ssa Lucilla Tutone.

“Abbiamo illustrato come vengono intesi da Proges i servizi per l’infanzia, sia con il lavoro all’interno dei servizi stessi sia con il territorio, in una costruzione di rete e collaborazione – spiega Carlotta Carpana, coordinatrice pedagogica Proges – Dopo una parte introduttiva inerente la complessità del muoversi in una società in costante cambiamento, con nuove forme di famiglia e visioni dell’essere genitori e dello stare con i figli, ci siamo spostati verso le esperienze dirette, con esempi dell’agire quotidiano nel Nido La rondine di Felino, e nei Micronidi di Bazzano e Corniglio e Nido di Bedonia. In questi ultimi tre casi, trattandosi di servizi che rientrano nelle attività del progetto Essere all’altezza (https://essereallaltezza.it/), è stato messo in evidenza il lavoro svolto per coinvolgere le famiglie dei comuni montani e allargare l’offerta educativa sul territorio”.

Un approfondimento da cui è emersa una visione legata al momento storico in atto, alle mutazioni che comporta a livello sociale e familiare, arrivando poi alla necessità di interpretare i servizi educativi come aperti ad accogliere questa evoluzione. L’esigenza espressa è quella di dare risposte aggiornate ai bisogni di genitori, bimbi, ma anche territorio. Da qui la volontà di rafforzare il lavoro di rete, di “educare i bambini con un pensiero rispetto alla società che li accoglie”.

Perché il concetto da cui ogni scelta deve muoversi, è quello di trasferire una educazione capace di stimolare un pensiero appassionato, non apatico e fondato sulla “ricetta” veloce ed efficiente del trovare la “soluzione”.

“Occorre accettare la sfida e ricercare il senso di un’educazione in cui siamo noi a esserne i principali responsabili e autori, perché proprio noi adulti trasmettiamo alle nuove generazioni ciò che siamo. Nel tempo della complessità, l’educazione rifugge logiche lineari e semplificatorie e richiede di essere affrontata collettivamente, potendo contare sulla collaborazione tra adulti disposti a stabilire alleanze, per realizzare concretamente esperienze di autentica corresponsabilità educativa”, conclude Carlotta Carpana.

Chiara Marando

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