Il 22, 23, 28 maggio e il 6 giugno a Bologna saranno in corso i primi Stati generali dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Emilia Romagna. Un evento fortemente voluto dalla nuova assessora all’educazione Isabella Conti che ha già annunciato che sarà un appuntamento annuale, vista la grande importanza che rivestono bambini e giovani in una società sempre più povera e parcellizzata.
Questa edizione ha visto il focus sul tema del digitale come “luogo” in cui i ragazzi e le ragazze (ma anche i bambini e le bambine fin dalla prima infanzia) vivono immersi e attraverso cui imparano, conoscono e stanno connessi nelle relazioni; il titolo dell’evento è infatti “Oltre gli schermi. Libertà e diritti.” Un approccio critico, quello della Regione, che ha scelto di mettere a confronto studiosi, accademici ma anche esperienze del mondo della scuola e dei centri per le famiglie (delle cui esperienze è stata distribuita una pubblicazione “Programma straordinario famiglie 2023/24 una rete per sostenere e costruire il futuro”.
Del territorio parmense sono riportate le attività del CpF di Parma, Valli Taro e Ceno del Sud Est e di Fidenza; quest’ultimo ha anche portato all’attenzione del pubblico l’esperienza del progetto di Skill Training). Anche il Coordinamento pedagogico di Parma ha presentato l’esito di un lavoro formativo pluriennale e di una pubblicazione (Open Access) sull’uso del digitale nello 06 “Innovazione digitale in prospettiva di comunità” (leggi).
La giornata, che ha visto la partecipazione in sala dell’Area Specialist Educazione di Proges, ha permesso di avere a disposizione i nuovi e più aggiornati dati in materia di minori e digitale su cui l’assessora Conti ha messo l’accento quale nuova forma di “stare nelle relazioni”, nuovi modi di apprendere che non sempre generano effetti positivi; quindi la grande potenzialità del digitale va sempre “osservata e monitorata” perché rimanga parte della vita dei più giovani ma con la mediazione adulta.
Anche l’assessore Fabi ha sottolineato come oggi stiano cambiando i paradigmi della conoscenza e di come ci sia compenetrazione tra il reale e il virtuale e come sia importante mantenere alto il pensiero razionale e il governo delle questioni specie quando queste riguardano la formazione della personalità.
Sono poi seguiti diversi contributi accademici che hanno avuto compito di portare un pensiero sull’utilizzo del digitale che provasse a delineare contorni e questioni che uscissero dalla ormai scontata dicotomia che vede nel digitale il bene o il male. Dal punto di vista educativo sembra infatti emergere che il digitale (ma del resto come si è sempre fatto rispetto alle diverse innovazioni che si incontrano crescendo ed esplorando) sia uno dei linguaggi con cui le persone comunicano, lavorano, apprendono e pertanto questo vada letto come integrato agli altri, non contrapposto, non escluso (tale operazione sarebbe impossibile e ingiusta verso le giovani generazioni, soprattutto quelle più povere: non si cresce infatti per “sottrazione” ma aumentando le opportunità).
Oggi sono anche molti i “prodotti digitali” come le APP educative create con criteri di qualità che guardano alla possibilità di mettere in campo ad es. nuovi alfabeti, nuove posture nell’apprendimento (è stata citata anche l’APP BEBA dei servizi sanitari di Reggio Emilia che sensibilizza sull’uso dei device e del cellulare rispetto ai piccolissimi).
I pericoli invece stanno nelle scelte adulte di come i device e i contenuti proposti ai minori siano pensati. Sono stati portati all’attenzione i temi relativi alle economie che ruotano intorno al digitale, parlando di turbocapitalismo cioè come elemento non di crescita sociale quanto piuttosto di creazione di ricchezze esorbitanti puntando sulla richiesta sempre più alta di prodotti e “contesti digitali” (come ad es i Social e lo stesso You Tube). Moltissimi sono i fenomeni di “tecnoreference” come il brexting, lo sharenting o comunque fenomeni ansiosi soprattutto nei giovani genitori che utilizzerebbero il digitale con funzioni di controllo dei figli.
I dati della NPI (neuropsichiatria infantile) non sono certamente rincuoranti, nel senso che questi professionisti incontrano i bambini, le famiglie e gli adolescenti in “esito” e devono sostenere percorsi terapeutici per affrontare problemi oggi molto complessi, multisfaccettati come il “ritiro sociale” negli adolescenti (definito “disturbo internalizzante” cioè connotato da ansia, fobia, autolesionismo, abbandono scolastico); prima nei bambini 0-5 anni invece si assiste a “disturbi esternalizzanti” come eccessi di rabbia, disregolazione emotiva; nello 0-3 con un’esposizione prolungata e pervasiva ai device si notano ritardi del linguaggio e scarse autonomie.
Sembra quindi che l’atto educativo sia dirimente nell’uso del digitale e che gli effetti che oggi vediamo come negativi (es. gli insegnanti dicono: “non capiscono quello che leggono”, “non sanno più niente”, “mancano le basi, non vanno a fondo delle cose”, “sanno a singhiozzo, su piccoli frammenti”, hanno sempre un occhio sul cellulare”, “sono continuamente interrotti dalle notifiche”) possano essere “mitigati” da un uso e una proposta del digitale non passivizzante ma attivante (motivazione ed engagement), ad esempio attraverso le possibilità dell’AI che come la personalizzazione (impari quando e come vuoi), il miglioramento del pensiero divergente, l’apprendimento immersivo con multilinguaggio, lo sviluppo delle competenze di cittadinanza (il digitale ad esempio mette in luce ai giovanissimi la dissociazione del mondo adulto dal mondo reale: vedono le scene di guerra terribili e potenti sugli schermi ma al contempo vedono adulti impotenti e arresi).
Molte altre esperienze hanno messo l’accento sulla possibilità di accesso colto ai contenuti del digitale, alle opportunità che esso oggi promuove (ad esempio come una più ampia democraticità della conoscenza), alla necessità di “naturalizzare” il digitale come facente parte della vita contemporanea, al ruolo centrale degli adulti e del come sia necessario attivare pratiche nuove e sostenibili sia a casa che a scuola, ma soprattutto supportare i neogenitori nella presa di consapevolezza di come questo linguaggio vada prima conosciuto e poi proposto con un fare mediato e consapevole.
Ilaria Dall’Olio
Alcuni testi suggeriti dai relatori
Oltre la tecnofobia. Il digitale dalle neuroscienze all’educazione, Gallese, Moriggi, Rivoltella (Raffaello Cortina Editore)
Apprendere a distanza, P. Rivoltella (Raffaello Cortina Editore)
Didattica delle new literacies, Rivoltella (Mondadori education)
Io, Noi, Loro. Le relazioni nell’epoca dei Social e dell’AI, G. Riva, Il Mulino
Noi Siamo tecnologia. Dieci invenzioni che ci hanno cambiato per sempre, M. Temporelli, Feltrinelli