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Il punto di comunità Magnete all’XI congresso internazionale di pedagogia a Siviglia

Si è tenuto a Siviglia nel mese di giugno l’XI congresso internazionale organizzato dalla Sociedad Espanola de Pedagogia, a cui hanno partecipato centinaia di pedagogisti provenienti in particolare dal mondo latino e ispano-americano.

Tra i temi del congresso ha rivestito particolare importanza quello relativo alle nuove progettualità educative legate ai contesti comunitari e urbani.

L’Adriano Community Center e il punto di comunità Magnete sono state tra le esperienze innovative proposte a riguardo, attraverso la presentazione delle due ricerche dottorali di Valentina Belloni e Guido Cavalli, in corso presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

“Nell’ambito del panel dedicato ai dispositivi pedagogici per la trasformazione urbana – dichiara Guido Cavalli – abbiamo raccontato come Magnete, all’interno dell’Adriano Community Center di Milano, sia diventato un presidio di welfare generativo, in cui cultura, salute e prossimità si intrecciano in una pratica quotidiana di comunità e di cittadinanza attiva. In particolare, nei nostri interventi abbiamo raccontato come da un “semplice” auditorium possa nascere un luogo vivo, partecipato, aperto a tutte le generazioni. Un posto dove si combatte la solitudine con la vicinanza, e l’indifferenza con la cura. Un esempio concreto di rigenerazione urbana che parte dalle persone.

 

 

Più in generale, il percorso di ricerca ci ha permesso di entrare in contatto con tante altre esperienze simili a quella portata avanti da Proges, sparse in tutta Italia, a partecipare a diverse occasioni di scambio e approfondimento, e a entrare nel vivo del dibattito in corso su questi temi, nel quale sono coinvolti tutti i nostri stakeholder. Quella della rigenerazione e del welfare ibrido è un tema strategico. La ricerca ha messo bene in luce come i servizi si muovano all’interno di una tensione strutturale tra la città globale – spesso vissuta come spazio dispersivo e alienante – e la comunità, intesa come campo dinamico e relazionale.

Per operare all’interno di questa tensione è fondamentale appropriarsi di una dimensione culturale, agirla come un’infrastruttura di prossimità, e risignificare la cura – compresa nelle sue dimensioni relazionali, esistenziali e simboliche – come un principio educativo e trasformativo. Questo comporta anche l’urgenza di ripensare educazione e formazione per nuovi ruoli professionali capaci di abitare e trasformare la complessità urbana: educatori territoriali, curatori di comunità, community manager dotati di competenze ibride, riflessive e dialogiche”.

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