Paskualina Palali (nella foto sopra prima da sinistra) è la coordinatrice del Servizio Assistenza Domiciliare SAD dell’area Fiorentina nord ovest.
L’abbiamo intervistata per meglio conoscere il servizio e capire quale potrà essere il futuro del SAD in Toscana.
Puoi descriverci il tuo servizio?
Il servizio, gestito da Proges in ATI con la cooperativa Il Borro, coinvolge sette comuni dell’area fiorentina nord ovest: Sesto fiorentino, Vaglia, Lastra a Signa, Signa, Scandicci, Campi Bisenzio e Calenzano. Prevede l’erogazione di interventi di natura socio-assistenziale (definiti da un Piano Assistenziale Individualizzato PAI) prestati a domicilio a persone non autosufficienti di varie fasce di età, a sostegno di persone e nuclei familiari in difficoltà sociali, fisiche ed economiche. Il servizio ha lo scopo principale di garantire la permanenza degli assistiti nel proprio ambiente di vita e familiare, evitando l’istituzionalizzazione e assicurando l’aiuto necessario per la cura e l’igiene della persona, il ménage domestico, il ripristino e il mantenimento delle capacità funzionali e della vita di relazione.
Gli operatori presenti sono gli assistenti di Base (ADB) e gli Operatori Socio-Sanitari (OSS).
Quali credi siano le caratteristiche più qualificanti del servizio?
Senz’altro l’attenzione costante alle esigenze delle persone, elemento fondamentale per garantire un’assistenza adeguata e di qualità.
Parallelamente viene anche data grande importanza alle esigenze degli operatori, riconoscendo il loro ruolo primario per la buona riuscita del servizio.
Altresì rilevante è la continua ricerca di personale OSS/ADB per far fronte all’ingresso di nuovi assistiti. Come noto, nell’ambito del SAD non è semplice stimare anticipatamente il fabbisogno e tanto meno è facile trovare operatori disponibili e aperti a lavorare in ambito domiciliare.
Notevole è il nostro impegno nella formazione continua degli operatori su sicurezza e movimentazione dei carichi promossa da Proges tramite corsi di aggiornamento con il supporto dell’ufficio di coordinamento.
Particolarmente positiva è la collaborazione con la Società della Salute, in particolare il lavoro di equipe con la dott.ssa Sabrina Enea, Direttore Esecutivo del Contratto di appalto, e con tutte le assistenti sociali del territorio..
Infine evidenzio la collaborazione con tutte le colleghe e i colleghi della cooperativa che operano ancora più dietro le quinte, basata su una forte fiducia reciproca che permette di confrontarci e lavorare in un’ottica di miglioramento continuo del servizio.
Come credi sia cambiato il SAD negli ultimi anni?
Negli ultimi due anni, da quando lo gestiamo, il servizio ha goduto di importanti miglioramenti, in particolare sotto l’aspetto della sicurezza, della salvaguardia e del valore dell’assistenza.
In primo luogo abbiamo approfondito le competenze dei referenti assistenziali e le mie di coordinatrice, nell’ambito della sicurezza, grazie alla collaborazione del RSPP di Proges. Questo passaggio ha messo le basi per poter effettuare controlli sul territorio sia sull’adeguatezza degli ambienti di lavoro che sull’intensità assistenziale dei servizi attivi. Tali controlli sono stati effettuati dai referenti assistenziali su segnalazione degli operatori, questi ultimi fondamentali per l’individuazione di eventuali criticità.
Abbiamo rivolto un’attenzione speciale anche alla tutela degli operatori, prima di tutto, di quelli che hanno sviluppato malattie professionali causate da precedenti condizioni di lavoro non ideali. Di pari passo si è lavorato per perfezionare l’organizzazione del servizio, ottimizzando gli spostamenti nel rispetto delle esigenze degli assistiti, garantendo fasce orarie di intervento, continuità assistenziale e ricerca del personale più indicato per i singoli assistiti.
La nostra organizzazione ci permette di gestire un alto numero di assistenze, che negli ultimi due anni è raddoppiato arrivando a circa 500 assistiti, e un consistente numero di operatori, anch’esso raddoppiato (oggi circa 60).
Come vedi il servizio SAD tra dieci anni?
Lo vedo come una colonna sempre più dominante del sistema di welfare, anche alla luce dei mutamenti demografici che sono già in essere. L’invecchiamento della popolazione e l’incremento delle situazioni di fragilità richiederanno un servizio domiciliare più accurato, integrato e progressista.
In Toscana, dove già esiste una forte tradizione di accudimento e attenzione alla persona, credo che il SAD sarà sempre più integrato con i servizi sanitari territoriali, grazie alle nuove tecnologie e a una migliore comunicazione tra operatori sociali e sanitari.
Ci sarà un’evoluzione nella figura dell’operatore sociosanitario: più istruzione, più soft skills e innanzitutto più riconoscimento professionale. È fondamentale che chi lavora nell’assistenza domiciliare sia apprezzato, sostenuto e incentivato, perché il suo ruolo sarà sempre più strategico nel tutelare la qualità della vita alle persone a domicilio.
Auspico che il nostro SAD possa diventare un esempio in Italia, puntando su una rete forte tra istituzioni, terzo settore, famiglie e comunità, per offrire un SAD che non sia solo un servizio ma una vera forma di vicinanza e sostegno umani. AM