Il momento del ritorno al lavoro dopo la maternità rappresenta per molte donne una fase complessa e ricca di sfide, ma anche di potenzialità. Il bando #RiParto, promosso dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è nato proprio con l’obiettivo di sostenere le lavoratrici madri in questo delicato passaggio, favorendo il benessere personale e familiare e promuovendo una reale armonizzazione tra vita privata e professionale.
All’interno di questo progetto, Proges – insieme alle cooperative Kaleidoscopio e Leone Rosso – ha previsto una serie di azioni tra cui l’attivazione di percorsi di counseling dedicati alle lavoratrici in maternità. Uno spazio di ascolto e supporto, finalizzato a esplorare le tematiche della genitorialità, del ri-orientamento personale e professionale, e del potenziamento delle risorse individuali, attraverso incontri online pensati per garantire flessibilità e accessibilità.
In questo contesto, abbiamo incontrato Sabrina Rosa, counselor professionista che collabora con Proges nell’attuazione dell’azione di counseling prevista dal bando #RiParto. Insieme a lei abbiamo approfondito il valore di questo intervento e le ricadute positive che può generare non solo sul lavoro, ma anche sulla sfera privata delle neomamme.
Da ormai vent’anni lavori a contatto con il mondo della maternità e dell’infanzia. Quali sono le necessità o le paure ricorrenti che hai potuto riscontrare?
“La costante notata nel tempo è il timore delle mamme di sbagliare, guidate dall’idea di perfezione e dal giudizio che arriva non solo dalla società, ma anche dalla famiglia allargata. La maternità sembra, talvolta, il banco di prova sul quale si gioca il valore della donna e questo crea ansia e sensi di colpa. In questo clima di giudizio e aspettative, spesso prendersi spazi di cura e tempo per sé diventa molto difficile perché si fatica a legittimarseli. C’è poi la gestione delle incombenze quotidiane che mette davvero a dura prova. Questo tema ha a che fare con l’organizzazione sempre più complessa dei ritmi di vita e con la difficoltà ad avere supporto pratico, ma coinvolge anche la coppia. Talvolta è la donna a farsi carico di tutto sentendosi poi sopraffatta e questo genera senso di solitudine”.
Quale può essere una risposta a tuo parere?
“Ne emerge la necessità di fare rete, di creare spazi e opportunità per condividere l’esperienza della genitorialità con tutte le sue insicurezze e i suoi dubbi, per dare un sostegno concreto ma anche per restituire ai genitori la fiducia nelle proprie risorse.”
Come si sviluppa il tuo lavoro di counseling e quali sono le sue caratteristiche?
“Il counseling è uno spazio di ascolto, nel quale è possibile esplorare, in un clima di fiducia, difficoltà che ciascuno può trovarsi ad affrontare nel corso della vita. L’obiettivo è aiutare a far luce sulle proprie risorse rafforzando la capacità di scelta e la fiducia in sé stesso per migliorare il benessere e la qualità della vita. Il terreno nel quale si realizza tutto questo è la relazione, attraverso di essa il counselor può accompagnare in un percorso di autodeterminazione e consapevolezza dei propri bisogni e delle proprie risorse. Si può dire che con il mio lavoro aiuti le persone ad essere sé stesse pienamente ed autenticamente”.
E qual è il tuo approccio?
“Lo definirei olistico-sistemico relazionale: la persona è vista nella sua totalità, come un organismo complesso nel quale ogni parte funziona in sinergia con le altre; onorare questa complessità significa essere consapevoli che non possiamo essere separati dal sistema di relazioni nel quale siamo immersi”.
Quanto è importante il supporto alle neo mamme?
“La maternità comporta una vera e propria rivoluzione: il corpo si trasforma, le emozioni sono intense, la vita si riorganizza attorno al nuovo ruolo con le aspettative e i desideri a esso collegati. A questo aggiungiamo la stanchezza data dal carico di fatica fisica e mentale che tale cambiamento comporta. Con il bambino e la bambina nasce anche una mamma e questo avviene anche se non è la prima gravidanza, nasce una nuova parte di sé nella quale ri-conoscersi, da integrare con le altre. Ricreare un nuovo equilibrio è un processo delicato che richiede pazienza e gentilezza nei propri confronti per questo è importante dare supporto alle mamme”.
Come si sviluppano gli incontri?
“In un percorso individuale di counseling si lavora su ciò che emerge dalla relazione con la persona. Io mi metto in ascolto e cerco di intercettare il bisogno che la persona mi porta, attraverso domande esplorative la aiuto a guardare la sua esperienza e il suo vissuto da punti di vista diversi, ad allargare lo sguardo per includere più possibilità e intravedere le proprie risorse. Il supporto si concretizza anche nel trovare insieme strategie che permettano di migliorare il benessere nelle relazioni con gli altri, all’interno della famiglia e con sé stesse”.
Quali sono i riscontri più comuni?
“Senza dubbio il senso di solitudine nella gestione quotidiana dei figli e il non sentirsi comprese nelle difficoltà di questo compito. Poi c’è la difficoltà a cooperare tra genitori, non è sempre facile comunicare all’altro i propri bisogni e sentirsi capite. Per questo credo che sia importante creare percorsi di sostegno alla genitorialità che coinvolgano entrambi i genitori, affinché ci si senta ugualmente coinvolti nella cura e nell’educazione dei figli e per poter aprire opportunità di dialogo e consapevolezza”.
A tuo parere, che valore ha un progetto come #RiParto?
“Il primo messaggio che porta alle future e neo mamme è “non sei sola”. Se è vero che “per educare un bambino ci vuole un villaggio”, io aggiungo che per educare un bambino bisogna iniziare a prendersi cura della famiglia. In questo senso credo sia importante anche educare alla cura di sé e #RiParto lo dimostra dando alle donne l’opportunità di migliorare il proprio benessere emotivo e legittimando il diritto a chiedere aiuto su diversi fronti della maternità. Farsi carico della maternità, accompagnandola nelle sue fasi, a partire dal luogo di lavoro, significa renderlo uno spazio che si integri con le esigenze degli altri ambiti della vita.
Infine vorrei sottolineare un altro aspetto che mi riguarda da vicino come professionista: questo progetto contribuisce a divulgare professioni d’aiuto come il counseling, o la figura della doula, portandone alla luce le potenzialità”.
Chiara Marando