Il magazine della cooperativa sociale Proges

Una lavanderia industriale dentro il carcere di Parma. INTERVISTA a Gianluca Coppi

Una lavanderia industriale dentro il carcere di Parma.

Il progetto è diventato realtà con i primi lavaggi effettuati per il carcere nel mese di agosto.

A realizzarlo è stata l’impresa sociale società consortile Libelabor, composta dalle cooperative Proges, Multiservice, Biricca, e da GSG srl, partendo da un finanziamento di 350.000 euro erogato dalla Fondazione Cariparma.

“Il percorso, iniziato nel 2017-18, è stato piuttosto complicato, sopratutto per la necessità di ristrutturare alcuni ambienti all’interno del carcere” premette Gianluca Coppi, presidente di Libelabor (nella foto sotto). “Ma non abbiamo mai mollato, anche grazie al sostegno dei soci che non è mai mancato, in particolare di Biricca, Proges e Multiservice. Oltre a quelle dirigenziali dell’Istituto penitenziario, una figura importate per il buon esito dell’iniziativa è stata quella dell’allora Garante dei detenuti dei Comune d Parma, Roberto Cavalieri.

 

 

Qual è l’obiettivo del progetto “Sprigioniamo il lavoro”?

L’idea di fondo è quella di creare occasioni di lavoro per persone che vivono in condizione detentive per facilitare la loro uscita dal carcere e il reintegro nella società.

Al momento, tramite lo strumento del tirocinio di 18 mesi per 25 ore settimanali finanziati con risorse regionali assegnate al Comune di Parma e il coinvolgimento dell’ente di formazione Agriform, impieghiamo otto persone, a cui affianchiamo alcuni dipendenti di Libelabor. Impieghiamo anche personale femminile. L’obiettivo è arrivare all’assunzione di 16 detenuti. Il personale è selezionato da Libelabor tramite colloqui all’interno di nominativi proposti dall’area socio educativa dell’Istituto penitenziario. Ciascun operatore frequenta un corso generale sulla sicurezza.

Esattamente cosa lavate?

Biancheria piana quali lenzuola, federe, traverse, salviette, spugne, tovaglie, coprimacchia, canovacci, tovaglioli che provengono sia dal carcere che, a partire da fine settembre, da fuori. Stiamo infatti già lavorando per alcuni ristoranti e puntiamo a servire strutture socio-sanitarie dei nostri soci. Recentemente sono entrate altre quattro persone che si occupano sia dei lavaggi che dello stiro.

 

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Quali sono i primi riscontri dei detenuti?

Stanno vivendo positivamente questa esperienza perchè, oltre a garantirgli un compenso, essa rappresenta un’opportunità per staccarsi dalla routine quotidiana e ritrovarsi in un ambiente lavorativo. Fanno parte di un gruppo operativo, sono valorizzati e ciò li gratifica.

Penso che stiamo migliorando di giorno in giorno la qualità e la quantità del servizio, svolto in un contesto che, come è facile immaginare, richiede grande attenzione e rispetto delle procedure.

Andrea Marsiletti

 

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