Il magazine della cooperativa sociale Proges

Alla fine dell’arcobaleno

È appena trascorso poco più di un anno da quando, il 5 maggio 2023, l’OMS ha ufficializzato la fine dell’emergenza sanitaria scoppiata poco più di tre anni prima, l’11 marzo 2020, con la dichiarazione di inizio pandemia.

Sembra passato molto tempo, troppe cose sono accadute nel frattempo. Probabilmente è un meccanismo di difesa della nostra mente quello di allontanare i ricordi spiacevoli, ma quel passato in verità non è così tanto lontano.

Il progetto che ho strutturato e proposto all’interno dell’ RSA Adriano ha lo scopo non solo di non dimenticare ciò che è accaduto ma di ripercorrerlo nelle sue tappe fondamentali e, attraverso una restituzione grafica finale, condividere con gli altri ciò che di buono si è scoperto o riscoperto.

Alcuni residenti sono stati invitati a raccontare il proprio vissuto dando voce a coloro che maggiormente sono stati colpiti da questo devastante virus. Attraverso la narrazione, il ricordo, le immagini, le percezioni individuali, la parola scritta, le emozioni e i colori, ho proposto nel mese di aprile quattro incontri (uno a settimana), suddivisi per argomenti e compiti.

Mi rendo conto che un progetto intitolato “Alla fine dell’arcobaleno” a un primo ascolto può suscitare una accezione negativa. In realtà è tutto l’opposto.

Prima di tutto l’arcobaleno rappresenta la fine dopo la tempesta, il brutto che è passato, che ci siamo lasciati alle spalle.

Secondo, non dimentichiamoci che l’arcobaleno è stato il simbolo che ci ha accompagnato per tutto l’arco della pandemia con frasi di incoraggiamento tipo “andrà tutto bene”.

Pianificato il progetto e l’intervento degli incontri non rimaneva che decidere quali ospiti coinvolgere. La scelta si è basata nel formare un gruppo cognitivamente omogeneo in grado non solo di ricordare, ma di esprimere il proprio pensiero e metterlo a confronto con gli altri, anche attraverso la creatività artistica. Inoltre doveva essere un gruppo non troppo numeroso per gestire meglio le dinamiche, far intervenire tutti senza creare confusione e dare a tutti il giusto tempo di espressione. Sette sono state le persone coinvolte, sette come i colori dell’arcobaleno.

 

 

I quattro incontri sono stati così divisi:

1. L’ARRIVO DEL VIRUS E IL LOCKDOWN

Durante la lettura della traccia storica i partecipanti sono stati invitati attraverso il metodo brainstorming a raccontare dove si trovavano in quel momento, con chi hanno condiviso quel periodo, se si sono contagiati o se hanno avuto perdite, sia nell’ambito familiare che tra le loro conoscenze. Si è sondato, sempre attraverso il dialogo aperto, di raccontare cosa avessero compreso di tutte le informazioni giornalmente divulgate dai telegiornali e dai quotidiani.
Quali idee si erano fatti? Come hanno vissuto il periodo di costrizione, quali i contatti mantenuti?

Al termine della discussione di gruppo abbiamo messo nero su bianco in un tabellone le parole e le frasi emerse che maggiormente descrivevano stati d’animo, emozioni e pensieri. Il primo incontro emotivamente è stato quello più pesante, mi ha colpito particolarmente una frase: “allora non è stato tutto un sogno”.

2. LA COMPARSA DEGLI ARCOBALENO

Anche il secondo incontro è cominciato con la lettura di una traccia storica seguito da un brainstorming di gruppo. Il tema trattato era relativo alla comparsa del simbolo dell’arcobaleno in Italia, il Paese europeo più colpito dal nuovo coronavirus.

Poco dopo l’annuncio del lockdown generale (10 marzo 2020), le persone hanno cominciato a realizzare striscioni con arcobaleni, in particolare i bambini, utilizzando colori allegri e sgargianti associati al messaggio ottimistico: “Andrà tutto bene”.

Ho chiesto ai partecipanti se un arcobaleno dipinto dalle loro mani avrebbe avuto gli stessi colori.

Così, partendo dalla raccolta delle parole chiave emerse nel primo incontro e riportate su un tabellone, i presenti sono stati invitati a dare un colore a quella parola, a quel sentimento scritto, a quella emozione, discutendo e confrontandosi tra di loro. Alla fine sono stati condivisi sette colori.

 

INTERVISTA – Sara Vecli (Proges): “Cosa cambia col rinnovo contrattuale delle cooperative sociali”

 

3. IL VACCINO, IL GREEN PASS (accenni sui D.P.I)

Nel terzo incontro abbiamo toccato principalmente due temi: il vaccino e il green pass. Attraverso la metodologia di brainstorming si è notato immediatamente che le frasi e le parole utilizzate nella discussione di gruppo avevano un peso differente da quelle utilizzate nel primo incontro. Parole come “paura” e “morte” venivano sostituite da “cura” e “speranza”.

Successivamente si è affrontato il tema dei green pass e delle sue funzioni, riportando alla memoria aneddoti personali e idee sia condivise che contrastanti. Infine si è accennato rapidamente anche il tema dei D.P.I in quanto, trovandoci all’interno di una struttura sociosanitaria abbiamo ancora l’obbligo di indossare la mascherina ffp2 fino a giugno 2024 (operatori in servizio e persone in visita). Anche in questo incontro i partecipanti sono stati invitati a raccontare la loro esperienza, il loro vissuto e di condividere stati d’animo, dubbi, e speranze.

Molte le riflessioni fatte. La cosa più bella è stata vederli uscire dall’incontro con un sorriso sul volto e la voglia di rincontrarsi per affrontare l’ultimo incontro, quello che ci ha portato fino ad oggi.

Una frase esternata e condivisa è stata: “c’è una luce in fondo al tunnel”.

 

L’Assemblea generale dei soci Proges si terrà il 28 giugno

 

4. FINE DELL’EMERGENZA SANITARIA

Nell’ultimo incontro sono state riportate alcune date salienti che hanno avviato il processo di ritorno graduale a quella che prima chiamavamo “normalità”. Ho concluso con una breve lettura relativa alla dichiarazione sulla fine dell’emergenza sanitaria avvenuta il 5 maggio 2023.

Conclusa la parte storica, si è arrivati alla parte più creativa ed intima del progetto. Prima di cominciare ho mostrato al gruppo il quadro con l’arcobaleno dai sette colori emersi nel secondo incontro e frutto della collaborazione di tutti. Il silenzio è regnato nella stanza, tutti gli occhi erano fissi sul dipinto. L’immagine parlava senza necessità di aggiungere altro.

Subito dopo i partecipanti sono stati invitati, non più a livello di gruppo ma a livello individuale, a trasformare le loro emozioni, i valori e i sentimenti scoperti o ritrovati, in un’opera pittorica,la realizzazione di un arcobaleno dai sette colori.

Ma perché proprio un arcobaleno? Da qui mi riallaccio al titolo del progetto e alla sua parte introduttiva. Alla fine dell’arcobaleno… che cosa c’è? Una leggenda irlandese narra che alla fine dell’arcobaleno ci sia una pentola d’oro da cui riparte un nuovo arcobaleno proiettato sul futuro. Ogni partecipante ha così dipinto un proprio arcobaleno utilizzando la forma pittorica a cui più si sentivano affine. Allegata all’opera ho voluto abbinare una scheda colore dove ognuno raccontasse per ogni cromia quale pensiero o sentimento corrispondesse in modo da poter leggere il disegno nella sua totalità.

E’ stato davvero interessante e a volte sorprendente visionare le scelte cromatiche fatte dai singoli anche mettendoli a confronto tra loro. In molti dipinti sono rimasti alcuni colori scuri per raccontare le ombre che ancora albergano nel cuore, ma in tutte e sette le opere è spiccato il verde, simbolo di speranza verso il futuro.

Ringrazio Elisa, Egidio, Anna, Rita, Cesare, Teresa e Carlo per aver affrontato questo “viaggio” con me, di essersi fidati e affidati durante questi incontri raccontandosi, mettendosi in gioco e in discussione. A distanza di un anno dalla dichiarazione di fine emergenza sanitaria era doveroso fare qualcosa per non dimenticare…

Noi lo abbiamo fatto così.

dott.ssa Laura Catena
educatrice professionale socio-sanitaria

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