L’aula universitaria può diventare un ponte tra la formazione accademica e la realtà vissuta quotidianamente nei servizi educativi. Ecco perché un incontro tra studenti e professionisti del settore ha il potere di trasformarsi in momento di scambio e crescita costruttivo e reciproco.
Così, forte di questa convinzione, e su invito della professoressa Zonca, Docente di Progettazione Educativa nel Corso di Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino, anche quest’anno il coordinamento pedagogico di Consorzio Torino Infanzia e dell’Area 04 di Proges ha portato la propria esperienza in aula, condividendo riflessioni e pratiche maturate sul campo.
Abbiamo chiesto a Claudia Ciccardi, Responsabile Pedagogica Area Socio Educativa Cooperativa Proges e formatrice, di spiegarci il valore di queste occasioni e quali aspetti sono stati condivisi con le future generazioni di educatori.
“Incontrare future educatrici e futuri educatori è sempre una grande opportunità per noi. Nei loro occhi si percepisce la curiosità per un mondo con cui sono entrati in contatto, spesso, solo attraverso testi di studio. Osservando e ascoltandoli attentamente si possono rintracciare tutte quelle domande, i dubbi, le preoccupazioni che l’affaccio a questa professione inevitabilmente genera”.
Ciccardi ha spiegato che l’incontro di quest’anno, tenutosi lunedì 5 maggio, è stata l’opportunità per “raccontare cosa significa per noi progettare nei servizi educativi. L’attività portata avanti all’interno dei gruppi operativi di lavoro ha l’obiettivo di generare pensieri e visioni per guidare e dare senso all’agire nei servizi. In particolare, negli ultimi anni, il coordinamento pedagogico dell’Area 04 Proges e di Consorzio Torino Infanzia sta elaborando un modello e uno strumento progettuale che possa davvero essere di sostegno all’importante lavoro riflessivo che i gruppi svolgono nel loro quotidiano”.
Durante la lezione, attraverso le voci delle coordinatrici pedagogiche, è stato proprio “raccontato il processo di costruzione dello strumento e, soprattutto, come lo strumento stia accompagnando tutte le professioniste dei servizi a una continua ricerca di senso”.
Per rendere più concrete queste dinamiche, Ciccardi ha evidenziato che sono state condivise “le esperienze ‘di ricerca’ dei servizi sul tema dell’accoglienza. Le testimonianze dirette delle educatrici del Nido Loris Malaguzzi e del Nido-Scuola Moby Dick hanno potuto trasmettere l’importanza della riflessività come motore per comprendere i bambini e le bambine, e per garantire che la loro voce venga messa al centro della professione educativa”.
Ha altresì specificato che “questa ‘voce’ non suggerisce solo a progettare esperienze, spazi, attività di qualità e rispondenti ai bisogni di crescita, al contrario, se realmente ascoltata nell’ambito di un processo di analisi, diventa capace di interrogare invitando a porsi sempre domande per crescere professionalmente e come esseri umani”.
Proprio in tale senso, riflette Ciccardi, “nel narrare e narrarsi come professioniste, nell’incontro con chi ancora professionista non è, si crea un senso di vicinanza e comunanza. Questo perché le domande interroganti di chi sta studiando per diventare educatore e di chi vive questa professione con passione, attenzione e ricerca di senso, son le stesse: Sarò capace di prendermi cura dell’umano? Saprò accompagnare l’altro alla scoperta di sé? Saprò camminare a-fianco senza invadere? Saprò pensare per e con i bambini e le bambine spazi, fisici e mentali, per crescere insieme?”.
Insomma, ogni volta uno scambio che rappresenta un valore aggiunto significativo. Per le professioniste, è un momento di confronto e riflessione sulla propria pratica; per gli studenti, un’immersione nella realtà della professione che va oltre i testi accademici. CM