Boccia o boccino?
Sono questi gli oggetti del desiderio per quattro ospiti della comunità Le Coccinelle di Martinengo, in provincia di Bergamo.
Forse è meglio il boccino: un pizzico di sana competizione, anche in questa attività, non guasta.
È Stefano, uno dei quattro protagonisti, a raccontarci che cosa accade durante il “giorno delle bocce”: la voglia di vincere, ma anche di mettersi in gioco e confrontarsi, è un ottimo motore per affrontare la sfida.
Il mercoledì pomeriggio, i nostri eroi salgono in auto, accompagnati da un operatore, e in meno di cinque minuti raggiungono Ghisalba, il paese confinante, in un contesto sportivo. Una delle due piste da gioco diventa il teatro della battaglia.
Le squadre sono composte da due giocatori ciascuna, con due bocce a disposizione per ogni partecipante.
Poi c’è lui, l’agognato boccino, il bersaglio da raggiungere per ottenere il punto. Dopo ogni punto, il tiro successivo spetta all’avversario.
La partita si conclude quando tutti i giocatori hanno lanciato le loro bocce, e solo allora si assegnano i punteggi.
Stefano mi racconta che, prima di iniziare, i partecipanti fanno un passaggio obbligato al bar: un’occasione per incontrare volti nuovi, magari bevendo un caffè in tranquillità prima della gara e scambiando qualche battuta con il barista – “Educato e molto tranquillo” – che ha anche l’onore di lanciare il boccino per dare inizio alla partita.
Non mancano i tifosi e gli immancabili osservatori a bordo pista, sempre pronti a dispensare consigli – quasi mai richiesti. Tutti si sentono in dovere di suggerire il tiro perfetto, la strategia vincente o il modo più furbo per avvicinarsi al boccino.
Oltre all’aspetto tecnico, chi gioca a bocce nella comunità Le Coccinelle ha l’opportunità di risocializzare: sia tra compagni già noti, sia con persone nuove come il barista, gli spettatori e i tifosi.
Stefano confessa: “Ho imparato a giocare a bocce; prima non ne sapevo nulla e sono contento di me. All’inizio facevo fatica a concentrarmi, mi perdevo un po’, non riuscivo a seguire il gioco, il punteggio, e a rispettare le regole”. Oggi afferma, con soddisfazione, che la concentrazione necessaria per dare il meglio lo aiuta a dimenticare tutto il resto.
Anche l’operatore che li accompagna parla di un importante lavoro sull’autostima: “All’inizio sembravano un po’ smarriti, ma ora sanno che possono e devono concentrarsi. E ce la fanno: giocano rispettando le regole e si divertono”.
Stefano conclude: “Vado molto volentieri a giocare, non perché sono diventato bravo, ma perché mi diverto, sono soddisfatto e sto bene”.
Gli chiedo se si diverte solo quando vince. “No, forse all’inizio era così. Ora, che vinca o meno, mi piace lo stesso e sono contento. Passo due ore fuori, senza pensieri. So di aver imparato un gioco che prima non conoscevo”. E la competizione? “Un po’ c’è, ma è solo una parte del gioco. Non bisogna fermarsi lì. Chi perde non deve arrabbiarsi, ma capire cosa può migliorare”.
Se questa non è sana competizione…
Il gioco delle bocce, per gli ospiti della comunità Le Coccinelle, va ben oltre il semplice svago. È un vero e proprio spazio di incontro, un’occasione per uscire dalla routine quotidiana e aprirsi a relazioni nuove, anche al di fuori del contesto comunitario. A bordo pista, tra una battuta e un tiro, si creano connessioni spontanee con il barista, i passanti, gli spettatori: figure nuove che arricchiscono l’esperienza e ampliano l’orizzonte relazionale delle persone coinvolte.
Sperimentarsi in un ambiente “altro”, dove ci si mette in gioco rispettando regole comuni, rafforza non solo l’autostima ma anche il senso di appartenenza. Il ruolo dell’operatore non è solo quello di accompagnare, ma di facilitare questi scambi, stimolare la curiosità, sostenere il coraggio di esporsi e promuovere una socialità autentica. In questo contesto, la competizione non è un fine, ma un mezzo: uno stimolo che unisce, che fa emergere risorse personali e che, soprattutto, aiuta a sentirsi parte di qualcosa.
E se si raggiungono i risultati ottenuti da Stefano, allora sì… il gioco delle bocce, a Martinengo, è davvero fatto.
Daria Morandini – Esperta in Supporto tra Pari ESP