Il magazine della cooperativa sociale Proges

Focus nazionale “Ricerca sul corpo nella relazione educativa” con alcuni nidi Proges

La gestualità, il movimento del corpo, le attese che istintivamente ci stimolano o fermano, trasmettono molto più di quanto non si possa immaginare.

Il corpo e il movimento sono alla base della capacità stessa di apprendere e conoscere, della nascita e sviluppo del pensiero. Attraverso l’agire del corpo si esprimono i processi emozionali e si sostengono quelli cognitivi nelle loro manifestazioni.

Da questi concetti è partito il lavoro sul quale si è sviluppato un confronto a livello nazionale, iniziato con un seminario insieme al Gruppo Nazionale Nidi, che ha visto collaborare le realtà Nido La Rondine di Felino e Micronido di San Michele Tiorre, gestiti dalla cooperativa Proges, con il Teatro Testoni – La Baracca di Bologna e altri servizi educativi provenienti da diverse zone di Italia. Focus dell’approfondimento, la “Ricerca sul corpo nella relazione educativa”.

Un percorso che ha voluto soffermarsi sulla postura dell’adulto educatore nella relazione educativa quotidiana; su cosa viene trasmesso e come viene gestita la relazione con i bimbi. Una relazione che diviene canale di comunicazione reciproco, da incentivare e aiutare attraverso la costruzione di ambienti in grado di facilitare questa reciprocità con sensazioni positive di libertà espressiva.

I servizi Nido La Rondine di Felino e Micronido di San Michele Tiorre hanno portato la propria esperienza, la ricerca messa in atto, che ha coinvolto educatori ed educatrici in una azione esplorativa in cui è stato richiesto loro di decodificare il proprio personale alfabeto gestuale “primitivo”, per poi connetterlo a quello degli altri. Scopo: arrivare a “sentirsi” con consapevolezza e aprirsi allo sguardo altrui.

“È stato un lavoro che ha messo in evidenza un tema da noi affrontato tutti giorni ma visto con uno sguardo diverso, con la lente di ingrandimento, che ci ha permesso di approfondire i nostri gesti e cosa facciamo con il nostro corpo nella relazione educativa. – spiega Carlotta Carpana, coordinatrice pedagogica servizi 06 ProgesSi tratta delle prime fasi di un percorso che proseguirà anche il prossimo anno, perché siamo consapevoli di essere solo all’inizio. A risultare interessante è stato anche il lato artistico: interfacciarci con persone che si occupano del corpo, con un’accezione diversa rispetto alla nostra, ci ha consentito di aprire e allargare maggiormente lo sguardo e lavorare con un approccio differente.  Senza dubbio, un punto di valore nel nostro progetto, oltre alla collaborazione come una istituzione come il Gruppo Nazionale Nidi, è stato lo scambio con altre realtà di territori anche molto distanti che però con noi stavano condividendo lo stesso percorso. Ciò che è emerso ci ha sorpresi, per gli educatori è valorizzante avere obiettivi alti e vedere il proprio lavoro come terreno di ricerca pedagogica, mettendosi in discussione in un’ottica generativa e migliorativa”.

Un lavoro basato sull’osservazione che ha permesso di comprendere quanto alcuni automatismi legati a gesti o posture possano chiudere o aprire alle relazioni, rappresentando una risorsa oppure un ostacolo.

“Come educatrici ed educatori questa attività ha costituito una significativa opportunità per poterci osservare, per rielaborare la nostra postura nella quotidianità lavorativa. Il risultato è stato al tempo stesso interessante e illuminante. – sottolinea Caterina Bacchi, coordinatrice interna ed educatrice al Nido La Rondine di FelinoAbbiamo visto che il nostro corpo è in grado di accogliere, diventare porto sicuro, strumento di gioco, o al contrario di chiusura, di come lo stare vicini dia tranquillità non solo ai bimbi ma anche agli adulti stessi.

È stato sufficiente aprirci come adulti per osservare come i gruppi di bambini abbiano iniziato a giocare insieme creando relazioni, esperienze e occasioni. Non siamo stati noi educatori a chiamarli a giocare, ma il nostro stare in sezione ha fatto la differenza, così come il nostro corpo si è trasformato in elemento aggregante. Da qui, il nome che abbiamo voluto dare al progetto presentato: ‘Siamo un corpo, abbiamo un corpo’, una vera e propria sintesi delle nostre scoperte e nuove consapevolezze acquisite durante questo cammino di osservazione”.

Chiara Marando

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