Il magazine della cooperativa sociale Proges

Il progetto “Habitat Sociale: abitare e vivere via Senigallia” su Vita

Il progetto “Habitat Sociale: abitare e vivere via Senigallia” della cooperativa Proges è stato pubblicato sull’ultimo numero di “Vita” (marzo 2024), il magazine di riferimento del terzo settore italiano.

Il progetto ha come finalità una progressiva autonomia abitativa e lavorativa come parte integrante di un percorso di cura orientato all’inclusione sociale e al riappropriarsi del proprio Progetto di Vita.

E’ frutto della collaborazione tra Direzione Politiche Sociali e Direzione Casa del Comune di Milano, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda e ASST Fatebenefratelli Sacco ed è gestito per la parte rieducativa e professionale dalle cooperative Proges e Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, in rete con i servizi delle ASST.

Si tratta di un intervento che prevede assistenza psichiatrica risocializzante per 11 pazienti ospitati in sei monolocali e in un ampio appartamento con cinque camere da letto autonome e una cucina condivisa, la creazione di esercizi commerciali nei quali inserire gli ospiti del complesso o inviati dall’azienda ospedaliera Niguarda Cà Granda o dall’Ospedale Sacco di Milano e infine la gestione dell’area verde esterna da destinare a orto/giardino.

Il target sono giovani dai 18 ai 35 anni che vengono accolti in percorsi della durata di tre anni.

 

Vivere in salute mentale a Milano e contrastare lo stigma pubblico e la discriminazione

 

I percorsi sviluppati per ciascun utente puntano a sviluppare le life skill fondamentali per una vita indipendente: l’autoefficacia, che comprende l’assunzione di responsabilità e la percezione di sé come cittadino calato in un contesto sociale; l’autodeterminazione; il decision making; l’autonomia; le relazioni sociali; il supporto tra pari.

Nei locali commerciali vengono realizzati inserimenti lavorativi a tutti gli effetti. Fino a ora è stato aperto un bar, a cui seguiranno una lavanderia sociale e una ciclofficina.

Quando siamo partiti, a dicembre 2016, abbiamo fatto una riunione condominiale con tutte le persone che già abitavano nel complesso di appartamenti in cui avremmo lavorato” ricorda Manuela Polizzi, business area manager inclusione di Proges, su Vita. “Si trattava di inquilini delle case dell’Ater, molti dei quali con fragilità sociale. Quando si parlò di far arrivare dei ragazzi con problemi di salute mentale, gli abitanti mostrarono preoccupazioni e perplessità, avevano paura. Poi abbiamo fatto i nostri primi ingressi, due ragazzi di 25 anni, che abitavano nella parte centrale dello stabile: per arrivare a casa dovevano attraversare diversi luoghi comuni. Uno di questi, un giorno, ha aiutato una signora con dei pacchi a salire verso casa. Lei l’ha ringraziato e gli ha chiesto: “Lei abita qua? Perché sa, adesso arrivano i pazzi”. Il ragazzo si è girato e le ha detto di essere uno di quei pazzi. Alla fine l’accoglienza è stata bellissima, i giovani fanno parte a tutti gli effetti della vita della zona“. AM

 

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