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INTERVISTA – Alberto Mezzadri: “L’innovazione della Fattoria di Vigheffio continua”

Una settimana fa, in occasione del centenario della morte dello psichiatra Basaglia, si è tenuto alla Fattoria di Vigheffio il convegno “Franco Basaglia, un profilo” nel quale l’autore Paolo Francesco Peloso ha presentato il suo libro.

ProgesMag ha intervistato Alberto Mezzadri, coordinatore territoriale di Proges che segue la Fattoria, per meglio conoscere questa realtà che fa parte a tutti gli effetti della storia dei servizi di Parma dedicati alla salute mentale.

La Fattoria di Vigheffio è il luogo in cui Mario Tommasini portò i primi pazienti a seguito all’approvazione della legge 180 del 1978, la prima e unica legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. Ciò fece dell’Italia il primo paese al mondo (e fino al 2019 l’unico) ad abolire gli ospedali psichiatrici.

La Fattoria di Vigheffio nasce, per l’appunto, come una sorta di fattoria in cui gli ospiti ricollocati avrebbero dovuto lavorare.

Questi iniziavano così una nuova vita con la possibilità anche di socializzare con i contadini dei terreni limitrofi che a poco a poco imparavano a vedere i “manicomiali” con occhi diversi, come persone capaci di lavorare, di curare gli animali, di dialogare.

La ristrutturazione della Fattoria creò grande entusiasmo nei pazienti che si sentivano utili, coinvolti nel progetto comune di costruire insieme la propria casa. Ciò incise molto positivamente sul loro stato di salute: in quegli anni i dimessi non ebbero mai bisogno di ricoveri da crisi e l’uso dei farmaci quasi scomparve.

La cooperativa Proges ha assunto la gestione della Fattoria alla fine degli anni ’90.

Oggi all’interno ci sono una Residenza Trattamento Riabilitativo (RTR), una struttura sanitaria che ospita 11 persone, e un gruppo di appartamenti che diventeranno protetti con 7 ospiti.

 

Marcella Saccani ricorda Mario Tommasini nell’anniversario di Basaglia. INTERVISTA

 

Qual era la filosofia di Mario Tommasini che ha portò alla nascita dellaFattoria di Vigheffio?

Tommasini credeva fermamente che ogni utente, anche psichiatrico, avesse una dignità tale da non meritare nè l’etichettatura nè il ricovero in un manicomio.

I manicomi hanno rappresentato l’aspetto più negativo della riabilitazione psichiatrica. Erano delle strutture gigantesche nelle quali entravano non solo utenti psichiatrici ma anche persone che non avrebbero dovuto entrare, quali portatori di handicap.

La filosofia Tommasini consisteva nel vedere l’individuo in quanto tale, non solo come utente psichiatrico. Insegnava che la dignità della persona doveva essere messa sempre al primo posto.

Quali altri servizi offre Proges in questo settore?

Proges è stata la prima cooperativa di Parma a impegnarsi in una riabilitazione psichiatrica che puntasse al reinserimento dell’individuo all’interno della società. Nel luglio 2000 Proges aprì il primo gruppo di appartamenti psichiatrici, quindi altre comunità alloggio come quella di via Mordacci nella quale oggi vivono 16 persone divise in due piani in base al loro livello di indipendenza (un piano ha una copertura h24, l’altro di 7 ore giornaliere). Gestiamo Villa Mamiani, due gruppi appartamenti a Ponte Taro, alcuni appartamenti protetti a Salsomaggiore, la comunità “Il Villino” di Fontevivo. Quest’ultima ospita 23 persone ed è organizzata sulle necessità dei singoli, arrivando fino a una modalità di gestione cohousing in cui i ragazzi sono indipendenti.

 

L’impegno della cooperazione sociale dai centri antiviolenza all’inclusione nel lavoro

 

Quali sono le attività e i servizi più innovativi della Fattoria?

La Fattoria è un complesso nel quale lavorano tre cooperative. Io mi occupo della parte riabilitativa e residenziale per conto di Proges. Insieme a noi ci sono le cooperative di tipo B EMC2 e Avalon. Avalon segue la ristorazione, ovvero la Trattoria di Vigheffio, al cui interno operano ospiti psichiatrici. EMC2 impiega gli ospiti soprattutto nella cura del verde.

A mio giudizio l’elemento più innovativo della Fattoria è la sua impostazione organizzativa che prevede che il paziente non possa rimanere a vita al suo interno. Il periodo di ricovero può variare dai 12 ai 24 mesi, dopodiché è prospettata l’uscita con un progetto diverso.

Le attività ludico-ricreative sono molteplici. Abbiamo un laboratorio in cui gli ospiti sono coinvolti nella costruzione di oggetti artistici quali lampade artigianali costruite con materiale simile al cartone, bigiotteria realizzata con la resina e aquiloni. D’estate collaboriamo con il centro estivo Uisp organizzando laboratori con i bambini.

Un’altra caratteristica innovativa è la presenza in Fattoria di due figure importanti: il tecnico della riabilitazione psichiatrica e un’educatrice professionale che si alternano come IPS. La pratica IPS (Individual Placement and Support) è un modello di intervento, riconosciuto a livello regionale, per l’inserimento lavorativo delle persone affette da disturbi mentali, che ha l’obiettivo di sostenerle durante l’intero percorso. Queste figure sono di grande aiuto e portano risultati importanti.

Recentemente abbiamo trovato sbocchi lavorative che ci hanno consentito di procedere a delle dimissioni: nel 2023 ne abbiamo realizzate quattro.

Quali progetti futuri per la Fattoria?

Da settembre 2023, insieme a EMC2 e Avalon con cui gestiamo la palazzina della formazione dell’ASL, promuoviamo eventi formativi. La palazzina consente anche l’inserimento lavorativo di persone con patologie psichiatriche. Al termine dei 24 mesi di gestione della palazzina è prevista l’assunzione da parte delle cooperative all’interno dell’Associazione Temporanea di Scopo di una o due persone appartenenti alle classi deboli.

Anna Dall’Aglio

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