«I diritti dei minori appartengono a tutti, non devono diventare campo di contrapposizione tra schieramenti, lo scontro politico non fa bene ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza».
Così si è avviata, mercoledì 27 settembre 2023, l’illustrazione al Parlamento della Relazione dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, dott.ssa Carla Garlatti, sulle attività svolte nel 2022. (leggi)
L’intervento è stato introdotto dal Presidente della Camera, Onorevole Lorenzo Fontana, che ha messo in evidenza l’esigenza di lavorare per ridurre le profonde diseguaglianze del Paese, considerato il dato di 1milione e 400mila minori in condizione di povertà assoluta (dato Istat 2021), tenendo alta l’attenzione sulle condizioni di svantaggio educativo. “Nessuno deve rimanere indietro”, dice il Presidente, concludendo il suo intervento.
La Garante ha marcato con forza l’importanza delle sinergie tra Istituzioni (in primis con la Commissione bicamerale Infanzia e il Dipartimento per le politiche della famiglia) ma anche tra Istituzioni e Terzo Settore ritenute dalla stessa collaborazioni senza le quali certi risultati non sono raggiungibili.
Sono stati restituiti alcuni dati emersi dalla Consultazione ‘Il futuro che vorrei’ condotta con oltre 6500 minorenni (13-18 anni): il 79.9% dei ragazzi pensa che le politiche che li riguardano non sono al centro dell’attenzione politica, il 71.6% ritiene che non vi siano pari opportunità di accesso (a servizi, cure, sistema educativo).
Ciò considerato, risulta quindi necessario che i diritti di bambini e ragazzi tornino al centro delle politiche pubbliche con una programmazione definita strutturale, non emergenziale, e con spazi di ascolto e partecipazione dei minori.
Il contributo di Proges e Torino Infanzia sulla rivista “Bambini”
Il Garante ha indicato alcune esigenze primarie da cui declinare ambiti d’intervento prioritario, che lo stesso ha segnalato al Presidente del Consiglio e al Governo in carica:
- eliminare i divari e la povertà educativa;
- la necessità di iniziative a contrasto della dispersione scolastica;
- la salute mentale e il benessere psicologico dei ragazzi;
- l’educazione digitale intesa sia come responsabilizzazione delle piattaforme, che come educazione degli adulti che con alcuni comportamenti mettono in condizione di rischio i minori, ad esempio con i fenomeni di ‘baby influencer’ e ‘sharenting’.
Sono stati puntualizzati alcuni ambiti di progetto e di indagine, che si innescano attorno al tema della relazione genitori-figli, che stanno impegnando l’attività del Garante: “i gruppi di parola” come strumento nei casi di separazione genitoriale, “la condizione dei figli di detenuti e dei figli di collaboratori di giustizia”, gli “incontri in ambiente protetto, la mediazione famigliare, la tutela volontaria”.
Un’ulteriore campo di analisi è quello sul lavoro minorile regolare, a partire dal riconoscimento del diritto dei minori, anche già introdotti al mondo del lavoro, a restare in una condizione sicura, di formazione e crescita educativa.
Un tema centrale e ricorrente nell’intervento è stato quello della partecipazione dei minori alle scelte pubbliche: «non è rinviabile un’iniziativa normativa che preveda la consultazione dei ragazzi ogni volta che ci siano decisioni che li riguardano», occorre tenere in debita considerazione l’ascolto dei ragazzi, devono sentirsi parte della res pubblica (‘cosa pubblica’), responsabilizzati nelle decisioni della collettività. Le strategie europee sono strategie partecipate, l’augurio del Garante è che anche in Italia si arrivi ad un salto culturale e di qualità in questa direzione.
Nell’ambito dei minori stranieri non accompagnati (Msna) il Garante ha affermato che sono «persone, non numeri, con progetti e desideri» e che il fenomeno migratorio va affrontato con approccio sistemico e strutturale, e ha indicato alcuni principi operativi: sveltire il primo colloquio e procedere alla nomina immediata del tutore volontario (figura ancora poco valorizzata nel nostro ordinamento), la presunzione di minore età come principio indiscutibile, «non è accettabile che nei casi dubbi debba essere il minore a dimostrare di essere tale, non ne ha le possibilità», e l’importanza di strutture dedicate ai soli minori.
In relazione alla criminalità minorile, dal punto di vista del Garante la risposta sanzionatoria non è la sola, serve investire nella prevenzione, nel recupero, nell’educazione.
Da tutte queste aree di approfondimento e ricerca maturano le raccomandazioni al Governo che è compito del Garante redigere.
Come cooperativa le priorità e i domini di lavoro espressi nell’incontro corrispondono a progetti, servizi, contenuti in cui Proges è impegnata o su cui si sta interrogando. Occorre, anche dentro la cooperativa, maturare un humus formativo per profilare competenze, know-how, modelli d’ingaggio dei minori e degli adulti educanti, nuovi paradigmi e modelli d’intervento, che abilitino il protagonismo dei minori, che promuovano l’identità personale e sociale a contrasto di ogni diseguaglianza, che dotino di sensibilità i territori in cui si opera, che riescano ad equilibrare interventi a bassa soglia con azioni ad alta valenza promozionale ed educativa.
Restano ancora incompleti, e oggetti di lavoro del Garante, la definizione dei L.E.P Livelli essenziali di prestazione e l’introduzione, dal punto di vista normativo, della valutazione d’impatto delle politiche e azioni rivolte ai minori.
È stato riportato infine un affondo sulla piaga rappresentata da tutte le forme di violenza verso i minori e in particolare su quella, maggioritaria (91.4%) il cui autore è nelle pareti domestiche. Il maltrattamento, oltre ad essere oggetto di indagine del Garante, è stato argomento di formazione con le forze di polizia e di allenatori sportivi.
La lettura finale tratta da ‘la bambola di pezza’ di Maurizio De Giovanni, letta dall’attore Vincenzo Ferrera, è un’esortazione: l’indifferenza non è mai innocente, l’adulto ‘colpevole’ di omissione è chiamato a recuperare la sua responsabilità di tutela e di promozione dell’infanzia e l’adolescenza, l’invito è a una società attiva, che ascolta, che coglie i segnali, attenta a prevenire.
Questo è raccolto come monito che vuole animare anche la cooperativa che, come soggetto pubblico in area educativa, e come comunità di professionisti educanti, si sente responsabile dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e così interpreta e direziona il proprio impegno a contrasto della povertà educativa, di tutte le forme di violenza, di discriminazione, di svantaggio o disagio.
La relazione del Garante è un’ulteriore conferma a essere come cooperativa agente di città educante e inclusiva, a scegliere e agire una policy di cura di tutti i percorsi di crescita di bambini/e e ragazzi/e.
Sara Manzini
Progettazione e Ricerca, Proges