Il bambino e la bambina come soggetti di relazioni, costantemente impegnati nella ricerca e nell’agire delle proprie azioni, dando significato a ciò che li circonda attraverso lo sguardo della scoperta e della crescita. Una crescita che vede nel gioco lo strumento primario in grado di svelare pensieri, attitudini e predisposizione vero se stessi e gli altri.
Il “gioco”, un argomento la cui complessità e importanza è stata al centro dell’intervento curato da Carlotta Carpana, coordinatrice pedagogica servizi 06 Proges, e Caterina Bacchi, coordinatrice interna ed educatrice al Nido La Rondine di Felino, che hanno portato la loro esperienza all’Università degli Studi di Parma all’interno del Corso di Laurea di pedagogia dell’infanzia e della famiglia della prof.ssa Elena Luciano.
Un focus partito dall’analisi del pensiero che deve muovere chi vive la quotidianità dei servizi dell’infanzia e i rapporti con bimbi e bimbe, ovvero come l’educatore/educatrice deve pensare e progettare contesti educativi di gioco per i bambini. Per farlo il primo passo è soffermarsi sull’idea stessa del bambino, su quali materiali proporre per attivare il gioco, sul motivo alla base di una scelta piuttosto di un’altra. Perché l’identità e la conoscenza non si ricevono per trasmissione o semplice accumulo di dati e situazioni, ma le si acquisisce attraverso processi personali di elaborazione e costruzione, vissuti e praticati, in interazione sociale e ambientale.
Ed ecco perché lo spazio che il bambino vive diventa la chiave di questa interazione. L’approfondimento ha proprio per questo sottolineato quanto diventi primario offrire opportunità di gioco e movimento sia in spazi interni sia esterni: il contatto con la natura, la sua osservazione, costituiscono terreno di esplorazione e consapevolezza continua.
“Come educatori facciamo la differenza, ogni nostra azione coinvolge i bambini nell’avere a disposizione possibilità di apprendimento e gioco. – sottolinea Carlotta Carpana – La riflessione a monte diventa necessaria per dare loro tutte queste possibilità, per far vivere gli spazi educativi dando ai bimbi stimoli importanti. È fondamentale valutare le proposte interrogandosi su cosa offrire affinché il contesto incoraggi verso il gioco ma anche verso l’altro. Durante il corso mi sono soffermata sul racconto delle teorie che precedono le scoperte delle neuroscienze, sul valore di essere adulti che si interrogano verso ciò che queste teorie ci stanno dicendo quale presupposto del rapporto quotidiano con l’infanzia. Il bambino è soggetto attivo nel processo di apprendimento, persona in grado di trovare un significato in quello che fa, il nostro compito è facilitare tale processo”.
Partire dal racconto di una idea, quindi, per poi mostrare come è stata concretizzata, questo è stato il punto centrale trattato da Caterina Bacchi, che ha illustrato l’operato di ogni giorno presso il Nido La Rondine di Felino, descrivendo cosa significa portare il gioco nei servizi d’infanzia. Una prospettiva diversa che vede gli adulti porsi in fase di ricerca per creare nuove strade insieme ai bambini, connettendo individui, mettendo in relazione spazi, tempi, legami.
“Come educatori dobbiamo metterci in una modalità di ricerca rispetto alla nostra professionalità e crescere attraverso lo scambio continuo fra noi. – racconta Caterina Bacchi – Lo possiamo fare immergendoci in contesti nuovi che uniscono saperi ed esperienze per essere sempre più promotori di spunti, progettando insieme luoghi e pensieri divergenti che si muovano in molteplici direzioni, dando la possibilità di generare nuove idee che siano indipendenti, originali, in cui ognuno è protagonista e regista di ciò che vive. È fondamentale creare occasioni sognanti anche per gli adulti, in cui vivere situazioni di benessere condividendo pensieri e attivando relazioni”.
Chiara Marando