Il magazine della cooperativa sociale Proges

Lo sguardo diventa gesto di cura: una GoPro come strumento di indagine e documentazione

La sperimentazione che ha visto coinvolto il nido intercomunale “La rondine” e il micronido “Arcobaleno”, gestiti per conto dei comuni di Felino e Sala Baganza (Pr) dalla cooperativa Proges, nasce da un percorso formativo volto a indagare la connessione tra le potenzialità della tecnologia digitale e i contesti di apprendimento e ricerca 0/3.

Gli esiti di tale processo sono ancora in divenire, ma le considerazioni nate dal lavoro dell’equipe educativa hanno evidenziato molteplici possibilità date dall’uso dello strumento individuato e le sue innegabili ripercussioni nelle pratiche documentative.

“Sostare tra ciò che proviamo emotivamente e ciò su cui si sofferma il nostro sguardo. Guardare la realtà con occhi diversi, ad altezze diverse, indagando la percezione che ciò abbiamo intorno è in grado di farci cogliere le diverse particolarità del mondo. Mettere mano alla documentazione, pensando che siano gli sguardi molteplici a fornirne le sfumature, giocando con la tecnologia, accettando di entrare in un terreno inesplorato, assumendosi il rischio del fallimento”.

 

 

Questi sono alcuni dei pensieri che, come gruppo di lavoro, ci hanno guidato in questi ultimi due anni. Siamo partite da un percorso riflessivo con il prof. Ugo Morelli, professore di scienze cognitive e saggista, per esplorare i processi psicodinamici nella costellazione affettiva primaria, insieme alla creazione e al potenziamento di un’integrazione appropriata del digitale nei processi di crescita, sviluppo e apprendimento delle bambine e dei bambini.

Siamo stati poi accompagnati, durante lo scorso anno educativo, da Claudio Milani, artista e formatore, nell’approfondire i temi che ci stavano già impegnando attraverso una riflessione su quali strumenti digitali potessero sostenere la nostra ricerca. Quindi, dalla seconda parte dello scorso anno educativo, abbiamo deciso di utilizzare la GoPro (videocamera compatta e indossabile) come strumento di indagine e documentazione a disposizione dei bambini e delle bambine del nostro servizio, dell’equipe educativa e delle famiglie.

Una scelta che ci ha permesso di ampliare il nostro sguardo, di interrogarci su quali siano i limiti e le potenzialità di supporti ormai di uso consueto, ma che difficilmente trovano spazio in un contesto educativo 0/3.

Il gruppo di sperimentazione, composto da 14 educatori di nido e 79 tra bambini e bambine dagli 8 ai 36 mesi e le loro famiglie, ha visto la partecipazione di tutte le sezioni dei due servizi.

 

 

L’osservazione come pratica da sempre accompagna la postura di noi educatori nella relazione educativa. Provare a coinvolgere i bambini e le bambine nel guardarsi e nel guardarci ha voluto dire inserire una variabile di non poco conto nel documentare chi siamo, cosa facciamo e come lo raccontiamo. Tenere i bambini e le bambine dentro il nostro percorso di ricerca ha voluto dire renderli co-protagonisti di un’esperienza dai confini labili, fluidi, condivisi. I nostri corpi sono stati completamente coinvolti nella condivisione di momenti e di pratiche. La documentazione come elemento non solo in mano all’adulto, ma realmente partecipato da chi, di solito, ne è oggetto.

I bambini e le bambine ci hanno insegnato che tutto non è sempre governabile, eppure tutto è sempre connesso, che siamo portatori di pluralità e possibilità. Come adulti non abbiamo detto loro cosa osservare, in che modo e in che direzione andare, ma abbiamo sostenuto ognuno di loro nell’esprimere se stesso. Abbiamo sperimentato che il nostro sé nasce dalle sensazioni, dalle percezioni, dalle esperienze che facciamo e dalle connessioni che siamo in grado di generare tra l’interno e l’intorno.

Abbiamo dato ai bambini e alle bambine la possibilità di esprimersi, di raccontarsi, di scoprire cosa provano, di sentirsi e di sentire le molteplici parti di sé perché costruirsi un’identità è azione necessaria per dialogare con il mondo, per capirsi e capire gli altri.

Ci siamo sentiti investiti di una grande responsabilità come adulti cercatori di bellezza dentro la nostra ordinarietà, pronti a seminare rinnovate opportunità di crescita e di cura, perché i bambini e le bambine hanno bisogno del nostro meglio.

Una descrizione dettagliata della sperimentazione è pubblicata sul numero di dicembre della rivista Bambini https://bambini.spaggiari.eu/

Carlotta Carpana, coordinatrice pedagogica

Ultime notizie

Contact Us