Si è chiusa con un ultimo appuntamento, dedicato alla straordinaria figura di Margaret Mead, la rassegna “Al femminile. Voci di donne tra musica, libertà e sapere”, sviluppata dalla Cooperativa Proges.
Un incontro che ha permesso di scoprire e farsi coinvolgere dagli studi e dalla visione rivoluzionaria di una delle più influenti antropologhe statunitensi del Novecento. A lei si devono, infatti, le approfondite analisi sulle convenzioni di genere nel sud-est asiatico, che ebbero grande influenza sulla rivoluzione sessuale degli anni sessanta, nonché sull’interazione tra fattori biologici, psicologici, culturali e individuali nella costruzione della personalità, sia a livello personale sia collettivo.
A raccontarne il pensiero e il lascito è stata Tifany Bernuzzi antropologa e docente di lettere Liceo Steam International Parma, che ha esordito partendo dal contesto, illustrando cos’è l’antropologia e cos’era quando Margaret Mead si è approcciata a essa, per poi soffermarsi su di lei attraverso aneddoti, testi, letture.
“Quando ho incontrato i testi della Mead per me è stata una illuminazione – spiega Tifany Bernuzzi – addentrandomi nella sua vita ho realizzato che lei era come una sorta di specchio, una ispirazione, per quel suo voler essere non un singolo che cambia qualcosa, ma un singolo che è somma di relazioni. Una rete”.
Ed è proprio quello della relazione tra individuo e società un concetto centrale per la Mead, poiché strettamente correlato allo sviluppo personale. Perché ciò che sosteneva era proprio la conseguenzialità tra l’influenza delle pratiche culturali e delle relazioni sul comportamento e sulle scelte individuali.
Non a caso, spiega la Bernuzzi, “scrisse che il suo successo si misura in termini di contributi che un individuo può dare per i suoi simili e che l’unica cosa degna è quella di aggiungere qualcosa alla somma delle informazioni accurate del mondo. Questo credo sia un punto di partenza notevole. Lei aveva un modo di comunicare inclusivo, coinvolgente, voleva arrivare a essere efficace per migliorare, per migliorarsi o, quantomeno, per riflettere sui problemi o sulle questioni della società nella quale viveva e che, oggi, possiamo traslare nella nostra”.
Un incontro partecipato e profondo, divenuto momento di riflessione e spazio per soffermarsi su un lascito importante: ovvero, “di come il pensiero della Mead sia riuscito a influenzare il linguaggio, la nostra postura, le nostre relazioni nei confronti del maschile e del femminile. Abbiamo potuto considerare quanto la cultura penetri nella formazione di un individuo anche nel presente”, conclude Tifany Bernuzzi.
Chiara Marando