Il magazine della cooperativa sociale Proges

INTERVISTA – Anghinolfi e Altieri sulla vendita dell’immobile a un Fondo: “ACC è diventato uno dei fiori all’occhiello di Proges”

Nei giorni scorsi la cooperativa Proges ha compiuto una significativa operazione finanziaria cedendo il complesso immobiliare della RSA “Adriano Community Center” di Milano a REAM SGR spa (per conto del Fondo GERAS 2) che ha prodotto un importante risultato economico.

La struttura è costituita da una residenza sanitaria assistenziale per anziani con 120 posti letto, una residenza sanitaria assistenziale per persone con disabilità con 20 posti letto, un poliambulatorio, 17 appartamenti protetti per anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti, 22 appartamenti di social housing, spazi a uso ufficio, un auditorium/punto comunità e una caffetteria. Il tutto per una superficie commerciale di circa 15.800 m2.

Vendere i muri dell’Adriano Community Center a un primario Fondo era il nostro obiettivo fin dall’inizio, da quando abbiamo avviato l’iter di progettazione e costruzione. Proges è una cooperativa sociale che non ha finalità immobiliari ma quella di assicurare lavoro ai suoi soci ed erogare servizi al territorio. Questa operazione ci consentirà di fare tutto ciò con un contratto di affitto per 18 anni (prorogabili per altri 18). Abbiamo smobilizzato risorse per investire in nuovi progetti” dichiarano Giancarlo Anghinolfi, direttore generale di Proges, e Francesco Altieri, direttore commerciale, che abbiamo intervistato.

 

 

Facciamo un pò di storia. Quando è partito l’iter dell’Adriano Community Center?

Il rogito risale al 2017 a seguito di un’asta fallimentare.

Le prime relazioni e la valutazioni sulla fattibilità dell’intervento sono ovviamente precedenti. Rilevammo un edificio al grezzo in cemento armato fermo da nove anni per il fallimento del costruttore. Quella che avrebbe dovuto essere una RSA con appartamenti si era trasformata in un’area degradata e occupata che ha visto il verificarsi al suo interno di episodi di violenza. Ricordiamo il giorno dello sgombero operato insieme ai vigili urbani del Comune di Milano, che per fortuna si risolse senza particolari problematiche. Il rapporto con il Comune è sempre stato di massima collaborazione e condivisione.

Da quel momento siamo entrati in possesso della struttura e abbiamo iniziato le attività di vigilanza e di bonifica.

Qual è stata la motivazione che vi ha fatto decidere di intraprendere una sfida così impegnativa?

Abbiamo subito pensato che questo progetto potesse diventare la sintesi del nostro pensiero sulle RSA: strutture aperte che valorizzano le relazioni del quartiere, pienamente inserite nella vita sociale del territorio con cui scambiano stimoli, che erogano servizi sociali e culturali.
Adriano è un quartiere di Milano molto attivo, e don Virginio Colmegna della Fondazione Casa della Carità che ci ha subito aperto le porte di associazioni, gruppi, persone.

L’ideazione dello slogan “Cura come cultura, cultura come cura” è stata la logica conseguenza dei nostri pensieri e azioni.

Abbiamo coinvolto l’architetto Stefano Ferri e la sua equipe che ha riprogettato tutti gli spazi, avvalendoci anche degli stimoli dell’Università Politecnico di Milano in tema di rigenerazione urbana e sociale.

ACC è stato infatti anche la risoluzione di un problema urbanistico che ha innescato piccole e grandi reazioni del quartiere, che è diventato un modello di successo capace di richiamare l’attenzione di varie università.

E’ così che è nato l’Adriano Community Center.

 

 

Le fatiche ci sono state, più di una…

Sì, in questi anni sono successe tante cose, il percorso non è stato sempre lineare, nè sono mancati difficoltà e preoccupazioni.

Partiamo col citare l’emergenza sanitaria covid che ha rallentato la conclusione dei lavori, financo modificato la funzione stessa dell’ACC che nel novembre del 2020, per un anno e mezzo, è diventato un Covid Hotel a disposizione del Comune di Milano e di ATS. Diciamo che ACC si è messo a disposizione del territorio da subito!

Nel settembre 2021, a seguito del ritorno al potere dei talebani, su richiesta della Prefettura, abbiamo accolto oltre dieci famiglie afgane che avevano collaborato con le istituzioni italiane a Kabul e che per questo motivo non potevano più rimanere in Afghanistan. Ora queste famiglie stanno man mano uscendo dal circuito della protezione internazionale avendo tutte trovato un lavoro.

Dal gennaio 2023 a seguito della guerra in Ucraina ospitiamo in sette appartamenti donne e bambini che scappavano dal conflitto.

I primi ospiti della RSA sono entrati nel settembre 2022, per poi inaugurare ufficialmente la struttura nel febbraio 2023.

La vera ricchezza è legata al fatto che oggi lavorano in ACC dodici soggetti diversi, e altri due si aggiungeranno a breve, del mondo della cura e della cultura: l’impresa sociale Magnete gestisce le attività dell’Auditorium/Punto di Comunità e collega la RSA al quartiere, il poliambulatorio di neuropsichiatria infantile è gestito dall’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco, c’è una caffetteria aperta a disposizione di tutti…

 

 

Qual è stata la risposta degli utenti?

Oggi nella RSA abbiamo oltre 100 ospiti sui 120 autorizzati; gli appartamenti, gli ambulatori, l’housing sociale e gli uffici sono tutti pieni. Stiamo andando a regime.

Un grazie ad Andrea per il lavoro svolto, e al direttore Casiraghi che si è molto impegnato nel raccordo con ATS e Comune di Milano per favorire l’avviamento e l’inserimento degli utenti e dirige tutta la squadra di ACC.

Oggi possiamo davvero dire che ACC è uno dei fiori all’occhiello di Proges.

Andrea Marsiletti

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