Il magazine della cooperativa sociale Proges

Virtual Dementia Tour, fare esperienza diretta della malattia per meglio supportare chi ne soffre

“Se non si conosce la malattia non si riesce a trovare il canale più giusto per rapportarsi con le persone affette da demenza, che fino alla fine continuano a comunicare con noi con modalità e tempi di ricezione diversi con l’avanzamento del deterioramento cognitivo”.

Con queste parole le esperte in psicologia dell’invecchiamento Paola Brignoli e Ilenia Arena, rispettivamente certificatrice e facilitatrice dell’associazione onlus “Insieme a Te” , hanno descritto gli obiettivi del Virtual Dementia Tour che nei giorni scorsi è stato organizzato all’interno della Casa Residenza per Anziani Sidoli di Parma gestita dalla cooperativa Proges.

Il percorso esperienziale del Virtual Dementia Tour, ideato dall’organizzazione statunitense no profit Second Wind Dreams, fondata dalla specialista in geriatria P.K. Beville, è un metodo originale, innovativo e scientifico per costruire una maggiore comprensione del tema della demenza.

Nelle prossime settimane il tour farà tappa in altre strutture di Proges: CRA Gardenia e Melograno, RSA Corte Cova, RSA Casa Serena, CRA Val Cedra. CRA Vassalli e Remondini, CRA Santa Rita.

 

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Durante l’esperienza del VDT istruttori formati hanno guidato i partecipanti (operatori socio-sanitari e famigliari in primis) equipaggiati con dispositivi brevettati che alteravano i loro sensi mentre cercavano di compiere comuni mansioni quotidiane.
I partecipanti hanno indossato occhiali che riducono la vista simulando patologie agli occhi tipiche della popolazione anziana (ad esempio l’effetto tunnel), cuffie che producono rumori che riducono la capacità uditiva, guanti che complicano la gestione degli oggetti e utensili ai piedi che creano sensazioni tipiche delle neuropatie periferiche.

Questa ‘umanizzazione’ della malattia determina un aumento dell’empatia nei confronti delle persone con demenza. Il VDT permette ai caregiver di sperimentare in prima persona le difficoltà fisiche e mentali che le persone con demenza devono affrontare non per otto minuti ma tutti i giorni della loro vita e di usare a loro volta questa esperienza per fornire una migliore assistenza centrata sulla persona.

 

L’esperienza sensoriale è preceduta dalla compilazione di un questionario sulla conoscenza della malattia e susseguita dalla compilazione di un altro simile. Nel debrifing finale collettivo le persone si sono rese conto di avere meglio compreso la demenza e che prima ne avevano un’idea più vaga” spiega Brignoli. “Non è facile per noi entrare nella scuole, ma sarebbe necessario trasmettere queste conoscenze ai giovani perchè è da loro che bisogna partire per abbattere lo stigma della demenza. Soprattutto sulla comunicazione non verbale i margini di miglioramento tra anziani e famigliari sono rilevanti, e ciò aiuta a creare un rapporto tra loro più solido dal punto di vista umano e in grado di gestire con maggiore efficacia l’evoluzione del deterioramento cognitivo“. AM

 

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