Il magazine della cooperativa sociale Proges

La tecnologia, i servizi socio-sanitari, il Terzo Settore

L’impatto dell’innovazione tecnologica sui servizi sanitari e assistenziali di domani rappresenta uno dei maggiori ambiti di riflessione e confronto del nostro tempo. All’indomani della pandemia di Covid-19, che ha fatto esplodere l’uso delle tecnologie in campo sanitario e socio-sanitario, oggi ci troviamo a riflettere sulle ripercussioni che gli strumenti ICT potranno avere sulla cura dei cittadini, sia in termini di qualità, efficienza e accessibilità dei servizi offerti, sia di tutela dei lavoratori.

La Summer School 2023 “Cura Connessa” tenutasi a Bologna dal 20 al 22 Settembre e organizzato da Legacoop insieme a Fondazione Barberini, Fondazione Pico, Coopfond e OpenGroup, ha esplorato il tema dell’impatto delle nuove tecnologie rispetto la configurazione organizzativa dei servizi socio-sanitari e il ruolo delle cooperative nel dirigere l’innovazione.

 

Le priorità per l’infanzia e l’adolescenza: una riflessione nella cooperativa (di Sara Manzini)

 

Il congresso ha riunito oltre 50 partecipanti da tutta Italia, tra cui coordinatori dei servizi, consulenti IT, progettisti, responsabili ricerca&sviluppo e presidenti di cooperative sociali, oltre a esponenti del mondo accademico e della ricerca. I lavori si sono articolati in tre giorni di sessioni plenarie, workshop e tavole rotonde, durante i quali sono stati presentati casi di successo e discusse le sfide e le opportunità della sanità digitale.

I lavori si sono aperti con la relazione di Elisabetta Pugliese, Responsabile Policy Unit del Gruppo Unipol: dati alla mano, e in particolare quelli del Welfare Italia Index (consultabili qui), è stato presentato lo stato di salute del welfare italiano. Nonostante la continua crescita in termini di spesa dedicata al welfare (rendendo l’Italia il sesto paese in UE con valore più elevato), l’allocazione di risorse risulta molto disequilibrata, con uno sbilanciamento verso la componente previdenziale e forti differenze tra regioni in termini di capacità di risposta ai bisogni dei cittadini.

A ciò si aggiungono due tendenze che minano la sostenibilità del sistema di welfare del nostro Paese: l’inverno demografico, con un marcato invecchiamento della popolazione, e la diminuzione del potere di acquisto dei salari, che contribuisce ad alimentare i bisogni sociali.

Ai tassi attuali, nel 2035 il numero di pensionati supererà per la prima volta quello degli occupati: ciò si tradurrà necessariamente in un aumento della spesa sanitaria e previdenziale, mentre la riduzione del numero di occupati porterà al raddoppio del contributo pro capite in capo ai lavoratori. Gli effetti sono già visibili oggi, nella difficoltà di reclutamento di infermieri, medici, educatori, assistenti tutelari. Una crisi vocazionale sicuramente legata ai bassi salari, alle difficili condizioni di lavoro, all’insufficiente numero di posti nei corsi di laurea e di specializzazione, ma anche all’endemico calo demografico.

Tale scenario rende urgenti interventi strutturali per il ri-equilibrio del sistema welfare, agendo sul versante demografico, sanitario, previdenziale e occupazionale. L’uso delle nuove tecnologie disponibili sul mercato può però offrire, già nel breve periodo, un valido aiuto per continuare a offrire servizi di qualità e gestire minori risorse in modo più efficiente.

“Oggi sempre più il tema della sanità e del socio-sanitario digitali sono temi centrali per il nostro SSN”, dichiara nel suo intervento Franca Maino, professoressa dell’Università degli Studi di Milano e direttrice di Percorsi di secondo welfare. “Alle Regioni oggi spetta la grande sfida di rendere operativi gli strumenti, quali la telemedicina, il tele-consulto, l’interoperabilità tra i dati che alimentano i Fascicoli Sanitari Elettronici regionali. Le Regioni però sono solo pronte in parte e faticano a parlarsi.”

La digitalizzazione contribuirà alla riduzione delle attuali differenze oppure si apriranno nuovi spazi competitivi con la formazione di altrettanti modelli di sanità digitale regionale?

“Il rischio” – avverte la professoressa Maino – “è che se si fallisce nel definire a più livelli le linee di indirizzo strategico con un forte commitment politico, l’impiego degli strumenti digitali non potrà che replicare o addirittura ampliare le differenze che ci sono ora.”

 

INTERVISTA – Vanessa Pallucchi (Forum Terzo Settore): “Autonomia differenziata e più co-programmazione sono le prossime sfide”

 

C’è poi un altro tema, come puntualizzato da Marco Domenicali, Professore Associato di Medicina Interna e Direttore della scuola di Geriatria Università di Bologna: “Il modello dell’ «Ageing in place», ormai sempre più diffuso, si pone l’obiettivo di mantenere l’anziano il più possibile a casa sua, vicino ai suoi affetti e ai suoi punti di riferimento. Questo è possibile grazie ai sistemi di domotica, oltre che alla telemedicina. Però questi sistemi hanno anche dei limiti: le aree più remote, che i dati ci dicono essere abitate prevalentemente da anziani, spesso non sono connesse alla rete internet. C’è poi una fisiologica difficoltà degli anziani nell’utilizzare i dispositivi digitali. Infine non dimentichiamoci che la popolazione anziana è spesso caratterizzata dalla comorbilità: se un paziente ha cinque patologie croniche, difficilmente sarà sostenibile utilizzare contemporaneamente cinque soluzioni digitali distinte per il monitoraggio di ogni patologia”.

Grazie al PNRR, gli investimenti per la sanità digitale costituiscono un’occasione unica per progettare i servizi di domani. Il rischio però è quello di inseguire un’innovazione fine a se stessa e di produrre un ulteriore livello di affaticamento per operatori e utenti. L’innovazione deve essere sostenibile, inclusiva, orientata ai bisogni e alle priorità.

 

Pedagogia scolastica e habitat educativo

 

Nel passaggio alla sanità digitale non è dunque sufficiente “informatizzare ciò che prima era analogico” ma diventa necessario riorganizzare il sistema, i suoi attori – attraverso adeguate attività di formazione in gruppo – e i processi, oltre a preparare adeguatamente i cittadini.

Il Terzo Settore ha un ruolo cruciale nel governare il processo innovativo. Aprire un confronto democratico nei servizi per individuare i problemi e, tra questi, quelli che generano maggior fatica e disagio; coinvolgere nel processo tutti gli stakeholders e chi “vive” nei servizi tutti i giorni; preservare il valore dell’empatia, immaginando una migliore customer experience; ricercare, tra tutti gli attori possibili, quelli che hanno competenze diverse e che possono diventare alleati.

Sono queste le aree di maggiore competenza del Terzo Settore, e che costituiscono le condizioni sine qua non affinché l’innovazione non significhi l’uso sterile di tecnologie sempre più avanzate, ma che si amalgami con l’individuazione di nuovi modelli organizzativi per una presa in carico globale, che restano cruciali per tutto il Paese.

Federica Zucchi, Ufficio Progettazione Proges

Ultime notizie

Contact Us